Piranha, una riproduzione impossibile
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di Simone Santini

Quando si sente parlare di un acquario allestito per ospitare il famoso Piranha (genere Serrasalmus) viene in mente una vasca piena di sanguinari assassini.
Qualcuno pensa pure: ma non sarà pericoloso? Come se vi potesse essere un pericolo a tenerli in casa.
Non è affatto così, infatti, questo pesce, nonostante alcuni films e leggende lo abbiano fatto apparire fin troppo cattivo, preso singolarmente è di una paurosità incredibile.
Perfino quando viene tenuto in acquario in gruppi di sei o sette individui raramente si avventa sulle mani dell’acquariofilo intento alle normali operazioni di manutenzione, ben poche per le vasche che ospitano questi pesci.
Un giorno, dovendo allestire un acquario per un mio amico, decisi con lui di sfatare la diceria che si era creata intorno alla riproduzione, secondo cui una coppia aveva bisogno di uno spazio non inferiore ai 500 litri per riprodursi.
Ci costruimmo così una vasca della grandezza di 60x40x50, circa 85 litri netti.
Partiva così la nostra avventura.
Acquistammo 4 esemplari giovanissimi (3-4 cm) della sottospecie Nattereri, la più facile da reperire in commercio; allestimmo la vasca solamente con del policromo fino ed una radice di torba ed iniziammo ad allevarli.
Per l’alimentazione usammo cuore di vitella, petto di pollo e pesci. Nel giro di un anno e mezzo raggiunsero la dimensione di 15 cm e vi rimase solo una coppia formata dal maschio dominante e dall’unica femmina capitata nel piccolo branco.
Gli altri due maschi li levammo alla dimensione di circa 9/10 cm per evitare che fossero mangiati dalla coppia per problemi di spazio. Passarono circa 7 mesi ancora, prima che la coppia facesse i primi tentativi di corteggiamento, ma finalmente arrivò il gran giorno, quando la luce al neon della vasca era ancora spenta e la finestra filtrava i raggi solari provenienti dall’esterno creando una penombra. Si era venuta a realizzare una condizione che in natura dovrebbe corrispondere alle prime luci dell’alba.
I due pesci cominciarono una specie di girotondo creando una depressione sul substrato e di lì a poco le uova vennero deposte e fecondate.
Alla fine della deposizione il maschi cacciò la femmina in un angolo e prese a sorvegliare la covata così accanitamente che la femmina non poté più muoversi dal riparo dove era stata confinata.
Dopo circa un giorno e mezzo le uova cominciarono ad ammuffire una dopo l’altra facendoci pensare che i valori dell’acqua non fossero idonei per la schiusa. Abbassammo il PH portandolo da 7,2 a 6,8 filtrando con torba granulare e lasciando invariato il GH ad 8.
Dopo circa 28/30 giorni ci fu la deposizione con la differenze che, questa volta, le uova deposte furono circa la metà delle altre volte. Si schiusero quasi tutte, ma gli avannotti ebbero vita breve, infatti nel giro di 4 o 5 giorni morirono tutti in quanto il maschio nel tentativo di cacciare la femmina in un ambiente così piccolo sparpagliava continuamente con la coda i piccolini, che venivano sotterrati nel substrato.
Comunque anche dopo la seconda delusione eravamo felici dal momento che avevamo dimostrato a noi stessi che tutte le notizie raccolte sui testi riguardo la riproduzione del Piranha non erano totalmente esatte e sarebbe bastato raccogliere i piccoli appena schiusi per farli crescere tranquillamente in una vasca da parte, come si usa per la maggior parte dei pesci.

Playfish

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