Gioie e dolori con gli Hemichromis
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di Giovanni Tertulliani

Credo che sia capitato a tutti di entrare in un negozio di acquari e vedere degli Hemichromis e credo, altresì, che moltissimi di noi abbiamo letto decine di articoli su riviste specializzate, nonché foto di ogni genere su testi più o meno autorevoli.

Hemichromis

 

Ebbene, la mia convinzione personale è che gli appartenenti a questo genere, usualmente commercializzati, sono veramente di difficile identificazione, essendo le livree molto simili e molto variabili a seconda dell’umore, delle dimensioni, dell’arredamento della vasca ecc.

In bibliografia ho citato vari testi, tutti consultati dal sottoscritto, su cui allungare gli occhi auspicando che le idee si possano chiarire, ma soprattutto che sempre più appassionati si rivolgano a questo genere in un’ottica di allevamento di medio-lungo periodo: soltanto in questo modo si potranno apprezzare veramente i pregi di questo pesce, valorizzando in pieno il termine di “Jewel Fish – pesce gioiello” assegnatogli dagli anglosassoni.

Le varie riviste specializzate, italiane e non, hanno pubblicato nel corso degli anni numerosi articoli; io ricorderò sempre il primo che mi capitò di leggere, il mitico “Hemichromis Bimaculatus – un ciclide gioiello” di Enio Fatichi su Aquarium del Marzo 1983.

A quel tempo l’articolo mi aveva un po’ sconcertato, in quanto dal testo e dalle foto avevo tratto l’impressione che questi pesci fossero particolarmente distruttivi nei riguardi dell’acquario e, nemmeno, eccessivamente attraenti; questa mia impressione era confermata dagli esemplari disponibili nei negozi di acquari, sempre molto sbiaditi e poco colorati, perciò alla lettura non seguì una azione immediata, anzi, passarono ancora alcuni anni prima che la mia esperienza personale con gli Hemichromis cominciasse.

 

La prima esperienza.

Rileggendo il mio “diario acquariofilo” mi accorgo infatti, che il primo impatto concreto che ho avuto con gli Hemichromis risale al 1991 quando, in un negozio romano, mi innamorai a prima vista di una coppia di Hemichromis (Lifalili, a detta del negoziante), palesemente vogliosa di riprodursi. Maschio lungo circa 12 cm, femmina circa 8, una sproporzione chiara che avrebbe avuto poi tragiche conseguenze. Rossi, ma così rossi e belli, ma così belli, che pagai senza battere ciglio lire 30 mila (trentamila !!!), anche se non avevo una vasca vuota a disposizione. Vi è mai capitato di entrare in un negozio o in una serra e di uscire pensando : “Forse ho commesso una leggerezza …… ”. Nooo ?!?  Bene, al sottoscritto, è accaduto tante volte nel passato, e quella volta non ero nemmeno tanto giovane, avevo 34 anni…..

Comunque, pesci in busta e via, a casa di corsa con la mia vecchia Fiat Uno, pensando a come sistemarli. Ve la faccio breve, li misi in un acquario da 60 litri, arredato con poche conchiglie, una pietra quasi piatta ed una coppia di Lamprologus Ocellatus (non erano ancora Neo…). Il tutto si trovava in cantina, perché gli spazi casalinghi erano saturi. Tranquilli, non accadde niente di quello che avete pensato. La coppia di Ocellatus non subì alcun danno, anzi si accanivano a tentare di scacciare gli Hemichromis dalla loro area, peraltro molto piccola, intorno alla conchiglia prediletta. Gli Hemichromis li ignoravano letteralmente. Qualche problema l’ho avuto per alimentare correttamente i Lamprologus, in quanto i Lifalili con la loro voracità divoravano tutto quello che cadeva nell’acquario. La soluzione fu l’utilizzo di bocconi corposi di gamberetto surgelato, che impegnassero gli Hemichromis, mentre artemia salina e larve di chironomus si spargevano sul fondo alla portata dei più piccoli Ocellatus. Gli Hemichromis interruppero i giochi amorosi per una decina di giorni e poi, improvvisamente ripresero le danze, arrivando, nel giro di due giorni, alla deposizione sulla pietra piatta. Ad occhio e croce si trattava di circa 150 uova, ventilate in alternanza da maschio e femmina, senza particolare aggressività nei confronti dei coinquilini. Il terzo giorno, entrando in cantina, vidi una scena agghiacciante, la femmina morta e mutilata, nessuna traccia di uova o avannotti, il maschio tranquillo, gli Ocellatus al loro posto.

Il tempo di prendere una busta e di pescare il maschio e già volavo dal negoziante che me lo aveva venduto per ridarglielo indietro. Non fu semplice convincerlo a darmi una mano riprendendosi il ciclide, improvvisamente era diventato il più cattivo dei pesci, ma soprattutto, mi disse, sarebbe stato difficile per lui riciclarlo a qualcuno. Insomma le trentamila lire che avevo pagato per la coppia erano diventate improvvisamente zero spaccato, per un single. Non mi sembrò giusto e non mi sembra giusto tuttora: i negozianti devono attrezzarsi per far fronte a queste criticità, non possono pensare di essere solo venditori e basta. Ovviamente non ottenni alcun buono sconto in cambio e la sudata che feci per convincerlo, ai limiti della dignità umana, mi convinse a non tornare mai più in quel negozio.

Ragionai molto su quello che poteva essere successo e, indubbiamente le dimensioni ridotte della vasca, peraltro senza nascondigli, dovevano essere state le prime colpevoli. Comunque, oggi sono convinto che l’errore principale sia stato quello di non dotare la vasca di una lucetta supplementare che mantenesse una minima visibilità dopo lo spegnimento delle luci dell’acquario. Credo che la completa oscurità, in un contesto di tensione come quello che si determina quando coppie di ciclidi curano uova ed avannotti, abbia innescato nel maschio una reazione di attacco ed aggressione, laddove, nel buio, forse un rumore particolare o un movimento strano della femmina possono aver spaventato il maschio.

 

Non sono sempre rossi.

Un’altra esperienza particolarmente interessante è stata quella che ho avuto con una coppia di Hemichromis, all’epoca (era il 1996) definiti Species, ovvero non meglio identificati. Oggi posso dire che si trattava della varietà Neon, descritta da Anton Lamboy nel suo libro “The cichlid fishes of Western Africa”.

Il mio carissimo amico, il mai troppo rimpianto Giancarlo Iocca, mi aveva segnalato che nel suo negozio era arrivata erroneamente una partita formata da 6 Hemichromis molto belli, praticamente adulti, tutti sugli 8-9 cm di lunghezza. La cosa interessante era l’assenza del colore rosso nella colorazione,  costituita invece da un mosaico di blu,bianco,giallo, veramente difficile da descrivere. Insieme, monitorammo il gruppo per giorni e, quando una coppia cominciò a prendere il sopravvento sugli altri, intervenimmo prelevandola.  La portai a casa e la misi in un acquario di circa 230 litri netti, dove si trovavano vari Loricaridi.

Nel giro di tre giorni arrivarono alla prima deposizione, devo dire senza giochi amorosi particolarmente evidenti, purtroppo, però, entrambi i genitori apparivano molto svogliati nel difendere le uova, che a poco a poco vennero mangiate dagli altri coinquilini.

La stessa cosa accadde anche con le successive tre deposizioni e, anzi, in alcuni casi, furono gli stessi genitori a mangiarsi le uova. Comunque, il trend di coppia non fu mai rovinato dai mancati successi riproduttivi e la coppia non rivelò mai una particolare aggressività nei confronti degli altri pesci presenti.

L’alimentazione era sostanziosa (lombrichi, chironomus e gamberetti surgelati, polpa di piselli bollita), la temperatura intorno ai 26 °C, la durezza intorno a 15 ° tedeschi ed il ph 7,2.

Non avevo alcuna voglia di chiedere a Giancarlo altri esemplari (che comunque rimanevano invenduti nel negozio) a causa dell’ appesantimento organico che avrebbe avuto il mio acquario, aumentando il numero dei presenti (peraltro grossi mangiatori); inoltre il comportamento veramente svogliato e troppo tranquillo della coppia mi aveva un po’ disamorato. Perciò al quarto tentativo andato a male, mi arresi e riportai i pesci al mio amico, che li mise in una vasca da esposizione nel negozio, insieme agli altri esemplari. Per completezza di informazione i sei esemplari non si sono mai riprodotti nemmeno in tale vasca. Ne ho poi perso le tracce quando un cliente li acquistò in blocco.

 

La fretta non paga.

Arriviamo al 1998 e, nel mio solito girovagare, entrando in un negozio di animali per “prezzare” delle tartarughe di terra (Testudo Hermanni), vidi una vasca, la sola presente, con all’interno una decina di pesciotti rossi che si agitavano. Guardando meglio mi accorsi che si trattava di Hemichromis, con le scaglie completamente rosse, senza alcuna traccia di altre colorazioni significative, a parte una leggera bordatura di azzurro sulla pinna dorsale.

Non si trattava di un negozio di acquariologia pertanto interpellai il negoziante, che mi disse trattarsi degli ultimi rimasti di una “covata” di Hemichromis Lifalili, che un cliente gli aveva ceduto, compreso l’acquario, avendo dovuto cambiare città per lavoro. E i genitori, chiesi ? Purtroppo nessuna ulteriore informazione.

Comunque, visto che si trattava di pesci molto belli, ma ancora piccoli essendo lunghi circa 5 centimetri, mi accordai con il negoziante, chiedendogli la cortesia di controllare le evoluzioni, fino alla formazione di una coppia che sarebbe poi finita in una mia vasca. Ci accordammo su un prezzo di lire 10.000 per la futura coppia e una volta a settimana continuai ad affacciarmi nel negozio per seguire gli sviluppi.

Dopo circa un mese e mezzo, l’amore sembrava essere sbocciato, perché due pesci del gruppo, di pari dimensioni, avevano cominciato ad inseguire e mordere gli altri, scacciandoli ed isolandoli nella parte alta della vasca.

Trasportai la coppia nella mia vasca da circa 80 litri, arredata con alcuni legni e molte piante, e cominciai ad attendere. Il tempo passava e la coppia trascorreva le giornate prevalentemente nascosta dietro uno dei legni, uscendo per mangiare e muovendosi molto poco nella vasca. Nessun litigio ma nemmeno nessun accoppiamento. Inserii nell’acquario alcuni piccoli ancistrus, sperando che la loro vivacità smuovesse gli Hemichromis. Niente da fare, a parte una maggiore vivacità.

La coppia continuava nel suo tran tran quotidiano senza manifestare alcuna intenzione né riproduttiva né di reciproca aggressività. Non mi spiegavo questo comportamento e dopo circa quattro mesi, con i pesci che avevano raggiunto entrambi una lunghezza di circa 8 centimetri. Mi convinsi che fossero due femmine e tornai dal negoziante con la speranza di trovare qualche esemplare rimasto. Purtroppo aveva già venduto tutto e le mie speranze andarono vane. Non mi restò che rammaricarmi con me stesso per essermi troppo fidato delle prime apparenze, senza aspettare che nella vasca del negoziante si manifestasse una riproduzione vera e propria. Oppure, pensai, avrei dovuto comprarne almeno quattro. Beh, come si dice, gli errori si pagano…

 

<pSanno anche essere molto aggressivi.

Una esperienza che descrive il livello di aggressività a cui possono arrivare gli Hemichromis è la seguente: siamo ormai nel 2003, e nella mia vasca da 230 litri sono presenti da tempo 5 grandi Mesonauta Festivum di circa 14 centimetri l’uno: due coppie ed un “guardone”, che periodicamente si riproducevano nel mio acquario senza riuscire a portare a termine la schiusa delle uova, che venivano sistematicamente mangiate. Ebbene, nella vasca di un negoziante trovai una cinquantina di Hemichromis, di circa 4-6 centimetri, che identificai come H. Guttatus. Nei acquistai 5 e li portai a casa. Nel giro di un paio di mesi erano cresciuti di un paio di centimetri ed il loro livello di aggressività nei confronti dei Mesonauta stava superando il livello di guardia. I ciclidi sudamericani non riuscivano a far fronte all’aggressività dei più piccoli ciclidi westafricani ed alla fine fui costretto a prendere una decisione drastica: i Mesonauta ad un amico e gli Hemichromis al sottoscritto. Nella vasca rimanevano, comunque, anche 2 Ancistrus di circa 4 centimetri e  3 Epalzeorhyncos Siamensis di circa 6 centimetri. Eravamo in luglio e la temperatura nella vasca aveva raggiunto i 32 °C. Ormai si poteva chiaramente rilevare che il gruppo dei cinque era costituito da 3 femmine e 2 maschi.

 

<pNon sempre il più bello si accoppia.

I due maschi erano molto diversi come colorazione; uno dei due era praticamente di un marrone molto delicato, con le scaglie del muso rosse ed azzurre e le pinne dorsale e caudale screziate di blu e rosso. L’altro era sicuramente più appariscente, con la classica colorazione degli H. Guttatus che si vede nella letteratura.

Improvvisamente ed inaspettatamente, quello che ai miei occhi appariva il più brutto, prese il sopravvento nella vasca, scegliendo una delle femmine ed aggredendo brutalmente tutti gli altri inquilini. L’altro maschio fece un po’ di resistenza ma poi si sottomise.

<>Nel giro di pochi giorni gli Ancistrus e gli Epalzeorhyncosscomparvero dalla vista nascosti chissà dove, mentre i tre Hemichromis spaiati, furono costretti a suon di morsi a vivere orizzontali appena sotto la superficie dell’acquario.

La prima deposizione avvenne sull’unica roccia piatta che avevo inserito, la temperatura era arrivata a 33 °C.

Dopo un giorno e mezzo la coppia prese a spostare le larve in una buca già preparata in prossimità della pietra. Il giorno dopo scoppiò un litigio, il maschio cominciò a rincorrere la femmina per tutto l’acquario e divorò le larve. Poi cominciò a corteggiare un’altra femmina, che seppur non in perfette condizioni aveva il ventre abbastanza arrotondato. La “prima” moglie subì la sorte degli altri Hemichromis e la nuova “favorita” potè tornare ad una vita normale. In pochi giorni, mangiando serenamente, la femmina riprese tono e gagliardia ed arrivò ad essere pronta per la deposizione, che avvenne sulla solita pietra. Purtroppo la seguenza dei fatti subì lo stesso iter della prima deposizione. Botte da orbi alla femmina, uova mangiate e corteggiamento della terza femmina, con la quale si ripetè la storia.

In pratica nel giro di circa venti giorni, il maschio dominante si era accoppiato con tutte e tre le femmine, senza però riuscire a portare a termine alcuna deposizione.

Alla terza femmina, purtroppo, andò peggio che alle altre, perché la trovai morta, mezza massacrata, tornando la sera a casa dal lavoro. E il maschio era tornato a corteggiare la prima femmina. Diedi un’occhiata al termometro della vasca e vidi che la temperatura stazionava intorno ai 34 °C. Probabilmente, mi dissi, la temperatura così alta stà alterando, accelerandoli in maniera ossessiva, gli istinti naturali di questi animali. Ma non potevo farci niente, ero in partenza per 2 settimane di ferie.

Lasciai la vasca, come usuale quando mi assento per parecchio, con dentro una trentina di Gambusie, al fine di garantire sufficiente cibo vivo per i Ciclidi.

Al ritorno trovai la vasca molto malridotta con molte piante sradicate e tante buche nel terreno. I due Ancistrus ed uno degli Epalzeorhyncos erano spariti, morti e, complice, l’elevata temperatura, i corpi si erano rapidamente dissolti. Non c’era più traccia delle Gambusie, ma me lo aspettavo.

Gli Hemichromis sembravano abbastanza tranquilli, la temperatura dell’acquario si era abbassata a 30 °C. Credevo che i problemi fossero terminati…..

In realtà dopo pochi giorni la coppia originale riprese i giochi amorosi, questa volta con grande affiatamento, attaccando congiuntamente sia gli altri due Hemichromis che gli Epalzeorhyncos rimasti. Fui costretto a togliere i due ciclidi spaiati, perché ridotti veramente male, separandoli in due vasche diverse (dove fortunatamente si ripresero). Non riuscii a togliere gli Epalzeorhyncos ed uno dei due morì a causa delle menomazioni subite nel corso della successiva deposizione, che andò a buon fine fino al quattordicesimo giorno, con gli avannotti già belli grossetti che giravano per l’acquario; poi, il quindicesimo giorno, ogni traccia di avannotti era sparita e la coppia già pensava ad una nuova riproduzione.

Le cose sono andate avanti in questo modo per il successivo anno e mezzo, con deposizioni cadenzate all’incirca ogni 20-25 giorni. Arrivati al 14°-16° giorno dopo la deposizione, i genitori si mangiavano i figli e si apprestavano ad una successiva deposizione. Ogni qualvolta ho voluto far crescere gli avannotti ho dovuto procedere aspirandone un certo numero, provvedendo poi ad inserirli in altre vasche ricche di vegetazione ed alimentandoli con cibo secco finemente spezzettato. Comunque dopo circa 20 giorni dalla nascita mangiano veramente di tutto, purchè i bocconi siano delle dovute dimensioni.

Oggi la coppia continua a procreare nei 1000 litri di una vasca da esposizione di un amico negoziante, insieme a decine di altri pesci. Certo, in quel volume si perdono un po’ di vista…………..

 

Ma non sono sempre così cattivi.

Torniamo ora al maschio ed alla femmina (sempre H. Guttatus) che avevo dovuto separare dalla coppia precedente. Devo dire che i due esemplari erano ridotti veramente male, comunque, grazie alla incredibile resistenza e vitalità che questi ciclidi hanno, i due si ripresero completamente dalle ferite subite nel giro di circa un mese. Comunque non potevo rimetterli nella vecchia vasca e non avevo il coraggio di metterli insieme perché temevo una eventuale violentissima rissa tra maschio e femmina non affiatati.

Li lasciai, pertanto, dove stavano: la femmina insieme ad alcune Botia Macrachantus e Lohachata ed il maschio nella vaschetta da 30 litri funzionante come filtro biologico esterno dell’acquario grande (scusate, ma bisogna saper ottimizzare lo spazio disponibile ……….).

Le cose non sono andate male: buona convivenza tra la femmina e le Botia e nessuna ricaduta negativa nel filtraggio.

Tra una cosa e l’altra, passarono circa tre mesi prima che avessi l’opportunità di inserire i due ciclidi in una vasca appropriata. Si trattava di un’acquario da circa 100 litri arredato con sole piante e loricaridi, di proprietà di un mio amico.

Presa la decisione con molta trepidazione, temendo risse e feriti, decisi di agire inserendo prima la femmina e lasciandole un giorno ed una notte di tempo per ambientarsi e prepararsi all’incontro con il maschio. Così facendo, dopo due giorni trasferii anche il maschio e…. miracolo, i due pesci dimostrarono da subito un palese affiatamento (forse si erano riconosciuti ?). Insieme cominciarono a perlustrare la vasca, senza particolare interesse per i loricaridi. Il mio amico mi teneva informato degli sviluppi. Dopo circa due settimane ci fu la prima deposizione su una pietra piatta, seguita da un inasprimento dei rapporti con i loricaridi; dopo 2 giorni circa i genitori spostarono le larve in una buca in prossimità della pietra, spostandoli nuovamente il giorno dopo in un’altra buca. Il quinto giorno gli avannotti nuotavano senza uscire dalla buca, super controllati dai genitori che si alternavano nella sorveglianza. Il 6° giorno (a 24°C) gli avannotti erano diventati più intraprendenti, cominciando a nuotare in sciame insieme ai genitori. Da quel momento in poi la vasca diventò di totale proprietà della coppia, che portava al “pascolo” gli avannotti in tutte le zone dell’acquario. I loricaridi erano strettamente sorvegliati ed aggrediti se tentavano di avvicinarsi al gruppo.

Nei giorni seguenti l’attività continuò abbastanza tranquilla, senza tentativi da parte del mio amico di arricchire dall’esterno l’alimentazione degli avannotti, per non infastidire la coppia. Purtroppo numerosi piccoli finirono risucchiati nel filtro, riducendo a poco a poco il gruppo finchè, dopo 12 giorni, essendo rimasti solo pochi avannotti, la coppia li abbandonò a sé stessi.

Dopo 10 giorni la coppia tornò ad accoppiarsi e questa volta la deposizione passò un po’ inosservata, presi, il mio amico ed io, da altri problemi.

Così la coppia rimase in “pensione” per vari mesi, finchè, liberata la vasca principale di casa (leggi trasferimento della coppia di Hemichromis del paragrafo precedente) decisi di riprendermi i ciclidi e di sfruttare l’esperienza di convivenza con i loricaridi che essi avevano positivamente maturato nella vasca del mio amico, per creare un ambiente misto e vivace: pertanto le Botie (Macrachantus e Lohachata) andarono a fare compagnia all’ultimo Epalzeorhyncos Siamensis rimasto e tutti insieme accolsero “a pinne aperte” la coppia di Hemichromis.

Chiaramente le dimensioni dell’acquario (circa 230 litri) hanno contribuito a farmi prendere una decisione abbastanza serena, però un po’ di timori rimanevano.

Invece le cose sono andate meglio del previsto, tanto è vero che oggi, a distanza di circa 4 mesi dalla decisione presa, non si sono verificati né morti né feriti gravi.

Certo, la coppia durante le riproduzioni diventa aggressiva ma si limita ad inseguire gli altri pesci senza cattiveria. Qualche morso ci scappa, ma è normale amministrazione. Vi posso segnalare che, fuori del periodo riproduttivo, la convivenza è veramente pacifica. Durante la cura delle uova, effettuata alternativamente da ciascuno dei due genitori, è sufficiente l’atteggiamento minaccioso del genitore non impegnato nella ventilazione, per tenere lontani gli altri inquilini. Quando gli avannotti nuotano in sciame, l’attività di Botie ed Epalzeorhyncos diventa un po’ più frenetica (golosoni…..) e chiaramente se qualche pesciolino si allontana troppo e viene perso di vista dai genitori, fa certo una brutta fine, ma credo che questo sia abbastanza naturale. Fa sicuramente più vittime l’aspirazione del filtro biologico.

Oggi sono molto felice di allevare la mia coppia di Hemichromis ed estremamente soddisfatto di essere riuscito, con una giusta miscela di esperienza, fortuna e caparbietà, a creare un ambiente in cui, insieme a questi ciclidi, convivono senza problemi, anche altre specie.

Un consiglio finale, non cedete alle prime disavventure acquariofile, ma perseverate. Alla fine le gioe saranno sempre superiori ai dolori.

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Bibliografia:

Enciclopedia illustrata dei pesci – Stanislav Frank – Istituto Biologico Università di Praga – 1978

“Hemichromis Bimaculatus – Un ciclide gioiello” – Enio Fatichi – Aquarium 3/1983

“Il libro dei Ciclidi” – A. Konings – 1993

“The most complete colored lexicon of Cichlids” Herbert R. Axelrod – 1993

“Ciclidi dell’Africa occidentale” – Linke & Staeck – 1994

“Hemichromis” – Richard Tranber - Aquarium  12/97

“Hemichromis” – Valerio Zupo – Aquarium 6/2003

“The cichlid fishes of Western Africa” – Anton Lamboy - 2004

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